Le società di area linguistica e letteraria che rappresentiamo manifestano con fermezza la propria contrarietà alle Nuove Indicazioni (NI). Come già è stato fatto presente alla Commissione presieduta dalla Prof.ssa Perla, non ravvisiamo alcuna necessità di riscrittura delle Indicazioni attualmente in vigore, tanto più che il risultato della recente proposta ha prodotto un testo lungo, spesso incoerente e sciatto, e quindi di scarsa utilità per il corpo docente.
Le NI hanno, inoltre, un carattere prescrittivo, che profila un’indebita ingerenza nelle scelte didattiche dei docenti (libertà sancita dall’art. 33 della Costituzione), mettendo in discussione i principi democratici della nostra Costituzione.
Le NI non si presentano come indicazioni, ma segnano piuttosto un ritorno ai programmi scolastici poiché indicano nel dettaglio quali sono i contenuti linguistici e letterari che vanno affrontati in aula.
A tutto ciò si aggiunge la mancanza di rigore scientifico e l’ignoranza della situazione scolastica reale, che abbiamo rilevato nella parte generale, nelle sezioni dedicate all’italiano, al latino per l’educazione linguistica, alla lingua inglese e alla seconda lingua comunitaria.
I punti, che qui di seguito sintetizziamo e che seguono la scansione delle sezioni delle NI, sono solo alcuni degli elementi sui quali basiamo la convinzione che le NI non siano emendabili e vadano rigettate in toto.
- si ignora quanto prodotto dalla ricerca sull’educazione linguistica e letteraria negli ultimi – almeno – venti anni, nonché i più recenti documenti del Consiglio d’Europa sull’educazione;
- numerosi termini sono usati in modo impreciso e confuso, come nel caso di abilità/conoscenza/competenza, ma anche di espressioni come “approccio graduale e comunicativo” o “apprendimento spontaneo e motivato”, pur se ripresi dalla letteratura sull’argomento;
- si introduce nei diversi ambiti un’articolazione frammentaria degli obiettivi dei cicli scolastici;
- l’accostamento tra educazione letteraria ed educazione linguistica, con la separazione tra lingua e letteratura, è disorganico e tende a mettere in conflitto o in subordine l’una all’altra, con un arretramento di decenni sui modelli conoscitivi e di apprendimento del settore;
- non sono considerate le reali condizioni sociolinguistiche della scuola e del Paese intero, interpretando l’italiano come un’unica varietà rappresentata dalle “forme riconosciute come legittime dalla comunità colta”, né sono presi in considerazione i repertori linguistici di alunne e alunni come punti di partenza per nuovi apprendimenti, includendo tutte le varietà della lingua italiana, le lingue di minoranza di antico e di nuovo insediamento, i dialetti e i linguaggi in uso nelle diverse discipline;
- non è presente un quadro organico per l’italiano L2, ma vi sono solo sporadici e vaghi riferimenti alle questioni legate alla presenza in classe di alunni con background migratorio;
- si ignora lo sviluppo organico delle quattro abilità (ascoltare, parlare, leggere e scrivere) per focalizzarsi solo sulla scrittura scolastica, con una scarsa o nulla attenzione per l’oralità e la comprensione, nonché per la dimensione testuale, a favore di una idea di lingua come sistema linguistico da controllare nelle sue forme, anziché come strumento di comunicazione, di espressione e di conoscenza;
- si presenta un’idea anacronistica della grammatica, interpretata come sistema di regole certe e perenni, con una eccessiva attenzione alla correttezza formale a discapito di altri parametri come l’adeguatezza, per cui la grammatica è considerata come preliminare condizione per il rispetto delle regole nella vita, in chiave evidentemente autoritaria;
- si ignora il significato di termini tecnici quali parti del discorso, classi di parola, categorie lessicali, che vengono usati come alternativi anziché, correttamente, come sinonimi; si ignora il significato del termine alfabetismo funzionale, che viene usato in modo improprio come “leggere, scrivere e far di conto”;
- contrariamente a quanto affermato negli studi di settore da oltre 50 anni, l’errore dell’apprendente viene interpretato dalle NI come deviazione dalla norma da correggere, anziché come spia del processo di apprendimento in corso, e l’apprendimento viene inteso come accumulo di conoscenze;
- è fuorviante pensare che il testo letterario sia funzionale solo allo sviluppo del gusto della lettura;
- non è condivisibile l’idea che la letteratura sia fondamentale per “la formazione di ogni individuo che voglia definirsi civile”, poiché presume un’idea di civiltà ristretta e ripropone una visione normativa del testo letterario, rimessa definitivamente in discussione dagli studi scientifici del settore;
- in generale manca per la didattica della letteratura un quadro metodologico coerente: l’approccio al testo letterario, tendenzialmente passivo e mnemonico, rimuove il processo graduale e formativo dell’atto interpretativo, ancorato al testo (Indicazioni 2012, p. 35) e sostenuto da un uso appropriato degli strumenti narratologici e retorici;
- il passatismo dei suggerimenti ‘contenutistici’ è appena mascherato da superficiali rinvii alla letteratura giovanile mainstream, si procede alla compilazione di un breve catalogo che non promuove la costruzione di percorsi tematici incentrati sulla lunga durata e sull’ampiezza della diffusione di temi, motivi in differenti contesti culturali e linguistici;
- manca uno specifico punto sulla scrittura creativa, che affianchi quella argomentativa e comunicativa, in linea con le IN del 2012 (la proposta sul modulo di “scrittura creativa” per creare una “saga fantasy” (p. 44) è farraginosa e impraticabile);
- l’educazione linguistica poteva prevedere già riferimenti importanti alla lingua latina senza richiedere necessariamente l’istituzione del latino come ambito di studio separato, con il rischio della creazione di sezioni differenziate e del ritorno a una scuola elitaria e non democratica;
- vi è un’eccessiva enfasi sulla lingua inglese, ignorando il ruolo e la funzione delle altre lingue;
- infine, non emerge dalle NI la trasversalità dell’educazione linguistica né la dimensione olistica degli insegnamenti linguistici, che non costituiscono compartimenti stagni ma dovrebbero svilupparsi organicamente.
Per tali ragioni le nostre associazioni chiedono il ritiro delle Nuove Indicazioni e il mantenimento delle Indicazioni Nazionali oggi vigenti, almeno finché non verrà inaugurata una fase di reale confronto con il mondo della ricerca e quello della scuola, ad oggi sostanzialmente esclusi dal processo di revisione delle Indicazioni.
9 aprile 2025
Prof.ssa Paola Leone (AItLA – Associazione Italiana di Linguistica Applicata)
Prof.ssa Maria Cecilia Luise (ANILS – Associazione Nazionale Insegnanti Lingue Straniere)
Prof.ssa Valentina Chinnici (CIDI – Centro Iniziativa Democratica Insegnanti)
Prof. Matteo Santipolo (DILLE APS – Società Italiana di Didattica delle Lingue Moderne. APS)
Prof.ssa Francesca Gallina (GISCEL – Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica)
Prof. Massimo Maggini (ILSA – Insegnanti Italiano Lingua Seconda Associati)
Prof.ssa Silvia Minardi (LEND – Lingua e Nuova Didattica)
Prof. Giancarlo Cavinato (MCE – Movimento di Cooperazione Educativa)
Prof.ssa Sofia Lannutti (SIFR – Società Italiana di Filologia Romanza)
Prof.ssa Martina Di Febo (SIFR SCUOLA – Società Italiana di Filologia Romanza Scuola)
Prof.ssa Miriam Voghera (SLI – Società di Linguistica Italiana)
Prof.ssa Daniela Cuccurullo (TESOL Italy – Teachers of Italy to Speakers of Other Languages)
Prof. Cosimo De Giovanni (Phrasis – Associazione Italiana di Fraseologia e Paremiologia)